Tutti gli adolescenti stabiliscono una relazione più o meno conflittuale con i loro genitori
Un motivo fondamentale di conflitto è riconducibile al passaggio nell’adolescente dall’idealizzazione dei genitori alla loro svalorizzazione.
Ma è proprio screditando le norme, i valori e gli interessi genitoriali che l’adolescente riesce a guadagnarsi lo spazio per elaborare una propria personalità.
Il suo modo provocatorio di porsi, comunque, non significa che egli desideri eliminarli come modelli: la stima che ha di sé è strettamente legata a quella che ha dei suoi genitori (Lidz, 1969).
All’interno delle divergenze che si creano in famiglia, non è certo facile per i genitori abbandonare l’immagine del loro “bambino ideale” e vedere messo in crisi il mito dell’armonia familiare (Telleschi e Torre, 1988).
Un ulteriore motivo di conflitto è rintracciabile nel miscuglio di sfida e dipendenza (Winnicott, 1965) che caratterizza l’adolescenza. Infatti, se da un lato gli adolescenti si mostrano spesso provocatori nel tentativo di reclamare la loro individualità, è vero anche che possono apparire persino puerili quando manifestano atteggiamenti che richiamano la dipendenza degli stadi infantili.
I genitori sono, allora, chiamati a trovare una via di mezzo fra l’autoritarismo e il lasciar fare, che agevoli il processo di emancipazione, il quale non consiste nel compiere una rottura nei rapporti ma nel giungere ad una relazione paritaria.
L’adolescente chiede ai suoi genitori autonomia ma allo stesso tempo sicurezza e protezione (Lutte, 1987). Ai genitori i figli chiedono di adeguarsi alla loro esigenza di sperimentarsi al di fuori della famiglia, pur conservando la possibilità di rientrarvi quando ne sentono il bisogno.
Si è visto come la comunicazione tra genitori e figli, volta a chiarire i fraintendimenti alla base dei contrasti che solitamente si creano in questa complicata fase di transizione, se nell’immediato può accrescere il disaccordo, a lungo termine ha l’effetto di aumentare la coesione.
Philippe Jeammet (2012), uno dei più noti studiosi di adolescenza, dice che in fondo l’adolescente rivela la contraddizione che ogni essere umano porta con sé, riassumibile nel paradosso per il quale gli esseri umani devono nutrirsi degli altri per divenire se stessi, ma devono anche differenziarsi da coloro da cui hanno ricevuto per sentirsi se stessi.